Per la presidente Emi Bondi non possono essere i medici a dover avere in custodia le persone violente
PESCARA – È polemica dopo l’aggressione subìta sabato scorso nell’ospedale de L’Aquila dalla professoressa Francesca Pacitti, colpita da un uomo sotto l’effetto di sostanze psicotrope. A difendere la psichiatra, che ha riportato la frattura del femore, e a sollevare dubbi sulla gestione dei tossicodipendenti è la Società Italiana di Psichiatria (Sip) per voce della presidente Emi Bondi: “Ancora una volta si demanda alla psichiatria la gestione della violenza e della sicurezza, e un compito di custodia che non è in grado di svolgere in quanto disciplina medica: l’uomo, sotto l’effetto di cocaina e marijuana, presentava un comportamento aggressivo e violento, in assenza di altri sintomi psicopatologici, ma anziché essere tratto immediatamente in arresto è stato condotto presso il Pronto Soccorso e ricoverato in psichiatria”. Per la Società di psichiatria, con l’incremento di condotte deviate legate al massiccio uso di stupefacenti e al disagio sociale crescente, si sta assistendo a una progressiva delega alla sanità in generale, e alla psichiatria in particolare, del ruolo di custodia e cura di persone violente. “Oltre il danno anche la beffa – spiega il presidente della Sip sezione Abruzzo-Molise (Sipsam) Vittorio Di Michele – a conferma che troppo spesso ci si dimentica che i servizi psichiatrici sono luoghi di cura e non ambienti di custodia e di controllo sociale, dunque inadeguati a questo scopo. I Dipartimenti di Salute Mentale non possono essere la ‘discarica’ dei violenti, dei tossicodipendenti, di coloro che cercano benefici secondari derivanti da diagnosi fittizie”.