Secondo l’elaborazione Cresa l’andamento della “nati-mortalità” d’impresa mostra un andamento diversificato per settori, ma troppo basso rispetto alla media nazionale
L’AQUILA – È ormai superato il periodo di shock economico dovuto alla pandemia, ma in Abruzzo il differenziale tra nuove imprese e cessazioni continua a essere deludente con numeri nettamente al di sotto della media nazionale. Se in Italia il tasso di crescita delle imprese registrate è dello 0,70%, in Abruzzo è pari appena allo 0,23%, mentre per le imprese attive il tasso di crescita è dello 0,82% contro lo 0,27% dell’Abruzzo. Percentuali che collocano l’Abruzzo in 14° posizione nella classifica delle regioni italiane che vede in testa il Lazio (+1,59% e +2,07%) e in coda, con valori negativi, la Liguria, le Marche, l’Umbria e il Molise.
Analizzando i dati per settori si osserva un calo, rispetto al 2022, delle aziende operanti nel settore dell’agricoltura (-486 unità), del commercio (-335) e nel manifatturiero (-105). Aumentano invece quelle operanti nei servizi non commerciali (+894) e edili (+203).
La distribuzione per provincia
Se si esclude Chieti, i saldi relativi al numero di imprese registrate nelle province abruzzesi sono positivi. Lo stock alla fine del 2023 è di 29.504 unità all’Aquila (20,3% del totale regionale), di 35.414 a Teramo (24,4%), di 36.553 a Pescara (25,1%) e di 43.894 a Chieti (30,2%). Tassi di crescita migliori di quello regionale si registrano su L’Aquila (+0,32%), a Teramo (+0,41%) e Pescara (+0,26%).
Al contrario, Chieti mostra un tasso di crescita negativo (-0,02%) cui corrisponde una flessione di 7 imprese (iscrizioni: 1.912; cancellazioni: 1.919).
Le imprese artigiane
A fronte di una stabilità nella media nazionale, nel 2023 in Abruzzo si conferma negativo l’andamento delle imprese artigiane registrate che a fine anno sono 27.446, pari al 18,9% del totale delle imprese regionali, con un saldo tra iscrizioni e cancellazioni di -123 unità (crescita: -0,68%) derivante da 1.504 iscrizioni (tasso di iscrizione: +5,32% inferiore al +6,53% nazionale) e 1.627 cessazioni (tasso di cancellazione: 5,75% contro 6,19%). Le imprese artigiane attive fanno osservare un andamento del tutto simile alle registrate e riportano un tasso di crescita del -0,45% (Italia: +0,35%).
Tutte le province registrano flessioni sia per le registrate che per le attive. A Chieti si attestano intorno al -0,7%, a Pescara al -0,6%, all’Aquila al -0,3% a Teramo al -0,2%.
La forma giuridica delle imprese
Alla fine del 2023 lo stock di aziende operanti in regione è composto prevalentemente da imprese individuali (53,7% delle registrate e 60,8% delle attive, entrambe in diminuzione rispetto all’anno precedente quando erano nell’ordine il 55,1% e il 62,1%) che riportano un tasso di crescita del -1,00%. Seguono le società di capitali (registrate: 30,6% era 29,0%; attive: 25,6% era 24,2%, tasso di crescita: 3,13%) e quelle di persone (nell’ordine 13,0% già 13,2% e 11,4% già 11,5%, crescita: -1,07%). Basso é il peso delle imprese costituite in altre forme giuridiche (2,7% delle registrate e 2,2% delle attive stabili rispetto al 2022) che registrano un tasso di crescita dello 0,32%. Il 2023 conferma la tendenza verso il rafforzamento del sistema economico locale con un considerevole incremento del numero di imprese di capitale registrate (1.349 unità) e flessioni consistenti del numero di società di persone (-210) e, soprattutto, di imprese individuali (-814).
“Il sistema regionale delle imprese mostra per il terzo anno di seguito andamenti molto diversificati ma sempre meno incoraggianti (per i settori in crescita) e più negativi (per quelli in flessione), della media nazionale – conclude il Cresa nella sua analisi -. In termini di crescita imprenditoriale, agricoltura, manifatturiero e commercio sono in affanno a causa degli effetti economici della situazione mondiale, del rincaro delle materie prime e in particolare dei prodotti energetici, del galoppare dell’inflazione che, iniziata alla fine del 2021, ha visto un’impennata nel 2022 e una crescita meno sostenuta nel 2023. A soffrire in particolar modo si confermano le imprese meno strutturate per forma giuridica, le artigiane e quelle più strettamente connesse alle abitudini di vita quotidiana dei consumatori (commercio).Dinamici sono invece l’edilizia, che sembra non risentire del clima di incertezza sulle prospettive dei bonus, e la quasi totalità dei servizi, in particolar modo quelli più qualificati”.