Uccise la moglie, si è tolto la vita nel carcere di Castrogno di Teramo

25 Gennaio 2024
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Dall’inizio dell’anno è il decimo detenuto che si toglie la vita in un carcere abruzzese: i numeri allarmanti

TERAMO – Aveva sferrato dieci coltellate alla moglie in diverse parti del corpo lo scorso 14 novembre, in quello che è stato poi raccontato come il femminicidio di Capestrano, ed era stato portato nel carcere di Castrogno. Jeton Bislimi, il 37enne macedone, si è tolto la vita nella sua cella. Non era il primo tentativo, aveva cercato di farla finita subito dopo l’atroce gesto, ingerendo alcuni farmaci. Successivamente arrestato e trasferito in cella dal giorno successivo, ha reiterato il tentativo. Al 34 enne, lo scorso dicembre, il Tribunale per i minorenni dell’Aquila aveva sospeso la potestà genitoriale. Sulle circostanze sono in corso gli accertamenti della Procura della Repubblica di Teramo e della polizia penitenziaria che ha fatto la scoperta.  

«Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. «L’uomo suicida, un macedone di 37 anni, si è impiccato alle inferriate del bagno della cella e avrebbe lasciato un biglietto per la famiglia. È successo ore 13.00 circa nella Sezione Protetta dove vige la custodia aperta. Era in carcere per tentato omicidio della moglie e non aveva dato alcun segnale di instabilità o preoccupazione. Si tenga conto che in quel momento c’era in servizio un solo Agente per 100 detenuti! Certo è che decidere di uccidersi è una scelta che ha sconvolto tutti, operatori ed altri ristretti».

«Chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale, dovrebbe andare in carcere a Teramo a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. E’ fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. A tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?», conclude amareggiato Capece.

L’appello è rivolto al governo, alla premier Meloni e al ministro Nordio per la grave situazione delle carceri abruzzesi. Si parla del decimo detenuto che si toglie la vita in questo anno 2024 che sembra essere iniziato peggio dei precedenti, nei quali si erano raggiunte cifre record di 84 suicidi nel 2022 e 69 nel 2023.

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