Processo Rigopiano, il legale del prefetto Provolo: “Non può rispondere di cose che nessuno gli ha raccontato”

24 Gennaio 2024
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Davanti al collegio dei giudici presieduto da Aldo Manfredi, hanno parlato i legali di Primavera, Provolo e De Cesaris

L’AQUILA – Nuova udienza oggi a L’Aquila in Corte d’Appello per il processo sulla tragedia di Rigopiano, in attesa della sentenza prevista per il prossimo 9 febbraio. Molto atteso il capitolo riguardante le presunte responsabilità della Prefettura in relazione a due capi d’imputazione distinti: disastro colposo e depistaggio. In apertura di udienza c’è stato un intervento in difesa di uno degli imputati della Regione Abruzzo, l’ingegner Enrico Primavera assistito dall’avvocato Augusto La Morgia: “Il mio assistito, peraltro già assolto in primo grado, era dirigente del Dipartimento dei Lavori Pubblici che aveva sotto di sé la Protezione Civile, tuttavia – precisa La Morgia – non aveva competenza diretta per quel che riguarda la Carta di Localizzazione dei Pericoli da Valanga (Clpv) la cui redazione spettava al Coreneva”.

A seguire l’intervento dell’avvocato Giandomenico Caiazza, legale dell’allora prefetto di Pescara Francesco Provolo. “Il prefetto non può rispondere di cose che nessuno gli ha raccontato”.

“Sappiamo chi era informato della turbina indisponibile – ha proseguito il legale – Sappiamo con certezza che nessuna delle persone che erano in possesso di queste informazioni le ha trasmesse in Prefettura; sappiamo chi c’era in Prefettura fin dal 16 gennaio, c’erano un rappresentante della Provincia e uno della Polizia Stradale, ossia le due funzioni del Centro Coordinamento Soccorsi (Ccs) sulla viabilità che dovevano riferire al prefetto, ma evidentemente non l’hanno fatto”. Più che ribadire i concetti già espressi nel processo di primo grado, Caiazza ha preso spunto dalle motivazioni della sentenza di assoluzione in primo grado per il prefetto, glissando sulla provvisionale chiesta dal ministero di Grazia e Giustizia per quel che riguarda l’ipotesi di depistaggio: “Vicenda anche questa – ha commentato – ben liquidata dal giudice nel processo di primo grado”.

Ultimo a parlare, davanti al collegio dei giudici presieduto da Aldo Manfredi, l’avvocato Daniele Ripamonti, legale della funzionaria della Prefettura di Pescara Ida De Cesaris. “Sul depistaggio credo non ci sia molto da dire – ha precisato Ripamonti – Il giudice di Primo Grado non solo ha assolto la mia assistita, ma, nelle motivazioni, c’è anche una sorta di riabilitazione morale nei confronti della De Cesaris”. Sull’aspetto tecnico riguardante la gestione dell’emergenza da parte della Prefettura “non c’è stata nessuna omissione – ha aggiunto Ripamonti – Anche sul presunto ritardo della convocazione del Centro Coordinamento Soccorsi, si è trattato di un ritardo solo formale perché era già stato istituito tempestivamente il Cov, Centro Operativo Viabilità, e in ogni caso, come già chiarito dal giudice di primo grado, poco avrebbero potuto fare per salvare le 29 vittime dell’hotel”.

Prossima udienza venerdì 26 gennaio.

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