Omicidio della sarta 84enne a Gissi, arriva il Ris di Roma per i rilievi sul luogo del delitto

3 Gennaio 2024
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Foto di repertorio

Il Reparto investigazioni scientifiche alla ricerca di prove, tracce ematiche e impronte che possano fare ulteriore luce sull’episodio

GISSI – Nella mattinata di oggi i carabinieri del Ris di Roma hanno fatto il loro ingresso a Gissi, poco dopo le 11, per indagare sull’omicidio di Carolina D’Addario, l’84enne trovata morta il 23 dicembre scorso nella sua abitazione di corso Remo Gaspari numero 6.

I militari del Reparto investigazioni scientifiche sono entrati nell’abitazione dall’ingresso secondario, quello di via del Sole, una stradina da cui si accede al laboratorio storico dell’anziana, che per decenni è stata una sarta molto conosciuta nel paese e che fino al giorno della sua morte ha continuato a svolgere il suo lavoro.

I carabinieri del Ris hanno quindi iniziato i rilievi andando alla ricerca di prove, tracce ematiche, impronte, insomma qualunque dettaglio possa essere utile per fare ulteriore luce sull’omicidio, di cui resta unico indagato il 59enne Flavio Giovanni Meo, bracciante agricolo occasionale originario di Palmoli ma residente da anni a Gissi, che ha nell’immediato ammesso la sua responsabilità riguardo all’episodio e che si trova al momento associato nella Casa circondariale di Torre Sinello a Vasto.

Il suo difensore, l’avvocato Luigi Masciulli, ha assistito alle operazioni del Ris, così come il collega Alessandro Orlando, legale di Teresa Rucci, figlia della vittima. La stessa Rucci, presente durante i rilievi, ha ripetuto più volte: «Chiediamo chiarezza e giustizia», apparendo visibilmente scossa e addolorata per la perdita subìta.

Intanto le indagini procedono e sono ancora diversi i punti della vicenda da chiarire, nonostante le immagini di videosorveglianza abbiano inequivocabilmente filmato Meo, in un’orario compatibile con la morte dell’anziana, mentre si aggirava nei dintorni della casa della vittima con in mano un coltello. Ma da stabilire ci sono ancora diversi particolari, come l’appartenenza di quei 20 mila 500 euro rinvenuti, dietro indicazione dell’uomo, in un’intercapedine della sua stessa abitazione insieme ad alcuni oggetti in oro appartenenti alla vittima. È infatti da capire se il denaro possa essere stato accumulato da Meo nel corso degli anni, nonostante la sua precarietà economica, o se effettivamente si tratti dei risparmi messi da parte dall’anziana.

Sull’arma del delitto non esistono invece dubbi, dal momento che Meo ha indicato agli inquirenti il posto esatto in cui rinvenire il coltello da cucina usato per l’omicidio, mentre sul movente è tutto ancora da stabilire. L’uomo, infatti, ha rilasciato tre versioni diverse in altrettante occasioni, dimostrando un forte stato di confusione mentale dovuto, come ha riferito il suo avvocato, al forte trauma subìto anni fa in seguito alla morte della madre a cui era particolarmente legato.

La speranza, ora, è che i risultati delle indagini del Ris possano fare definitivamente luce sui punti rimasti oscuri nella vicenda.

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