Sanità / Approvata la nuova rete ospedaliera. Verì: “Momento storico”. Marsilio:”Sarà un modello pilota per tutta l’Italia”

13 Dicembre 2023
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Il Consiglio regionale ha dato il via libera al documento di reingegnerizzazione dell’assistenza ospedaliera abruzzese

L’AQUILA – Dopo un iter amministrativo durato quasi due anni e mezzo il Consiglio regionale ha approvato la nuova rete ospedaliera.  “L’approvazione da parte del Consiglio regionale della nuova rete ospedaliera rappresenta un momento storico per la sanità abruzzese, che per la prima volta, e sottolineo per la prima volta, dispone di uno strumento di programmazione che ha superato tutti i passaggi ministeriali, a dimostrazione del grande lavoro che è stato portato avanti dal nostro governo regionale” ha detto l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì.

C’e stato dunque il via libera al documento di reingegnerizzazione dell’assistenza ospedaliera, dopo un lungo percorso non privo di difficoltà. 

“Un periodo – ha aggiunto la Verì – che non è trascorso a vuoto, ma durante il quale abbiamo portato avanti un confronto serrato sia con i ministeri, sia con i tavoli tecnici, attraversando due diversi governi, due diversi ministri della salute e due diversi ministri delle finanze. Abbiamo sempre difeso con convinzione le istanze della nostra regione, perché non è stato semplice calare in una realtà come quella abruzzese (che, lo ribadisco ancora una volta, ha gli stessi abitanti del Comune di Milano, ma sparsi su un territorio 100 volte più esteso e in gran parte montuoso) i rigidi parametri previsti dalla normativa nazionale. Ci siamo riusciti e credo che questa rete abbia anche un altro merito: quello di aver aperto una riflessione proprio su questo tema e cioè l’applicazione degli standard del DM70 nelle regioni più piccole e meno densamente popolate, del quale potranno beneficiare anche altri territori del Paese”.
Con la rete ospedaliera si completano gli atti di programmazione sanitaria adottati dall’attuale governo regionale di centrodestra: rete territoriale e piano operativo, infatti, sono stati approvati già da tempo. E si vanno ad aggiungere agli altri provvedimenti collaterali, come il piano oncologico, la rete delle malattie rare o quella diabetologica.
La nuova programmazione ospedaliera prevede, tenendo conto dei criteri di efficienza e di complementarietà di discipline in relazione ai bacini di utenza, la seguente classificazione dei presidi:

4 ospedali (L’Aquila, Pescara, Chieti, Teramo) con funzioni hub per le reti tempo dipendenti (rete stroke, politrauma/trauma maggiore, rete emergenze cardiologiche estese);

4 ospedali di primo livello (Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto);

6 ospedali di base (Ortona, Popoli, Penne, Atri, Giulianova e Sant’Omero);

2 presidi di area disagiata, sedi di pronto soccorso (Castel di Sangro e Atessa).

Tra le novità principali spiccano la riclassificazione del presidio di Sulmona quale Dea di primo livello con il mantenimento del punto nascita, per il quale sarà attivato un progetto sperimentale (da sottoporre alla valutazione del Comitato Percorso Nascita nazionale); quella dei nosocomi di Ortona, Penne e Popoli in ospedali di base sede di pronto soccorso; la classificazione dei Presidi medici h24 di Tagliacozzo, Pescina e Guardiagrele in stabilimenti ospedalieri rispettivamente degli ospedali di Avezzano, L’Aquila e Chieti, in cui ubicare specifici reparti specialistici; il riconoscimento al presidio di Atessa della funzione di ospedale di area disagiata

Il Tavolo DM 70, lo scorso maggio, aveva inoltre validato il cronoprogramma proposto dalla Regione per provvedere, entro 36 mesi, all’individuazione dei Dea di secondo livello.

“Siamo convinti – ha proseguito l’assessore – di aver ottenuto il miglior risultato possibile, grazie ad un lavoro di squadra che ha visto protagonisti il presidente Marsilio, il direttore dell’Agenzia sanitaria Pireluigi Cosenza, il direttore del Dipartimento Claudio D’Amario e tutto il personale della Regione e delle Asl che ci ha affiancato per raggiungere questo traguardo. Adesso saranno le singole Asl a dover tradurre la programmazione in servizi, predisponendo i nuovi atti aziendali in un’ottica di rete, integrando i reparti e le funzioni di ciascun presidio in una prospettiva comune a servizio dell’intera regione”.

“A differenza di quello che accadeva in passato, abbiamo creato una nuova rete che non taglia i servizi, non taglia i posti letto, non taglia il diritto alla sanità. Ci sono alcune situazioni in cui i servizi vengono messi a rete per evitare inutili doppioni. Il nostro modello diventerà un modello pilota per tutta l’Italia, al quale il Ministero guarderà con attenzione – ha detto il Presidente della Regione Marco Marsilio -. Noi ci facciamo rispettare a Roma. Ieri ero al Ministero della Salute a raccontare questo percorso della sanità abruzzese tra l’interesse e l’attenzione di tutti i principali operatori della sanità pubblica e privata nazionale. Questa è la differenza tra il piccolo Abruzzo che io ho trovato e l’Abruzzo che stiamo facendo crescere. Resta il fatto che abbiamo ereditato una regione dove la rete ospedaliera non esisteva. Le polemiche sterili di chi fa opposizione oggi nascondono l’incapacità di governare, tanto è vero che proprio per questa ragione loro la rete non l’hanno mai fatta perché non sono mai stati in grado né di fare scelte né di spiegarle ai territori, quando magari qualche scelta avrebbe comportato anche delle situazioni difficili, se non addirittura conflittuali. Oggi ci troviamo nella situazione paradossale in cui noi che riusciamo con il governo ad ottenere il via libera da parte dei ministeri, sia del Ministero della Salute che del MEF, su una rete ospedaliera che deroga, in molti punti, le prescrizioni del decreto Lorenzin – quelle sì inattuabili in Abruzzo perché avrebbero creato davvero dei tagli e delle penalizzazioni. A volte avere il primario del piccolo ospedale di provincia non serve a niente anche perché sono i primari stessi a non andarci, come hanno dimostrato spesso i bandi andati deserti, perché non attrattivi. E in più, avere situazioni, uffici e organizzazioni troppo piccole non garantisce né l’efficienza né l’efficacia delle cure. Abbiamo lavorato sul concetto di rete, sulle sinergie tra i diversi uffici, tra i diversi ospedali e presidi sanitari”.

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