Si tratta di un’occasione importante per le realtà produttive abruzzesi che potranno accedere a bandi nazionali e fondi del PNRR
L’AQUILA – Si chiamano “distretti del cibo” e racchiudono in sé una grande opportunità: intercettare tutto quanto offerto dalla politica agricola europea. Gli obiettivi sono importanti per l’Abruzzo, che sta puntando su una nuova strategia di rilancio attraverso la promozione dello sviluppo del territorio, la coesione e l’inclusione sociale, la sicurezza alimentare, la mitigazione dell’impatto ambientale valorizzando le produzioni agroalimentari di qualità, incluse quelle biologiche, l’integrazione della filiera dal “campo alla tavola”. La Giunta regionale, su impulso dell’assessorato all’Agricoltura, ha approvato le linee guida dei “distretti del cibo”, organismi funzionali a creare sinergie tra gli attori del mondo agroalimentare, dai produttori alle associazioni, dai ristoratori agli enti locali, affinché possano cooperare per favorire la crescita e lo sviluppo di filiere e territori.
“La deliberazione approvata – sottolinea il vice presidente della Regione Abruzzo con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente – è di straordinaria importanza poiché fornisce precise indicazioni per il riconoscimento dei distretti del cibo, strumenti strategici per intercettare le opportunità offerte dalla politica agricola europea. Un’occasione unica per le realtà produttive della nostra regione che, attraverso la costituzione in Distretti, potranno accedere a bandi nazionali e fondi messi in campo dal PNRR per realizzare progetti comuni e sinergici”.
Le stime del Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, parlano chiaro: in ballo ci sono risorse ingenti che possono incidere in modo sostanziale sullo sviluppo dei territori: 7 miliardi di euro tra PAC e fondo complementare del PNRR (1,2 miliardi di euro). Fondi che vanno ad affiancarsi alle risorse dei bandi regionali e dei finanziamenti agevolati erogati dalle banche.
“Sarà altresì possibile – riprende Imprudente – implementare politiche ancora più incisive in riferimento alla programmazione dei fondi strutturali per lo sviluppo rurale. I distretti consentiranno, infatti, all’amministrazione regionale – spiega il vice presidente – una programmazione sempre più efficace di azioni mirate, tese ad incrementare la competitività di uno specifico settore dell’agroalimentare o di un determinato territorio, sostenendo la transizione “verde” e supportando la nascita di nuove economie, in particolare nelle zone interne e remote”.
Nelle linee guida appena approvate vengono illustrati, nel dettaglio, i requisiti necessari per il riconoscimento di tutti i distretti del cibo, dai distretti rurali (Dir) a quelli agroalimentari dì qualità (Daq), dai sistemi produttivi locali ai distretti biologic Il procedimento di riconoscimento di ciascun distretto si articolerà in tre fasi distinte: individuazione, costituzione e definizione della forma giuridica, cui farà seguito il riconoscimento vero e proprio che avverrà con deliberazione di Giunta regionale, a seguito dell’attività istruttoria posta in essere dagli uffici dell’assessorato all’Agricoltura.
Di particolare rilevanza il ruolo del comitato promotore, rappresentativo del tessuto socio-economico del territorio e della filiera di riferimento, cui è demandato il compito di proporre l’individuazione del distretto. Del comitato potranno far parte le imprese agricole e agroalimentari, in forma singola o associata, i consorzi di tutela delle produzioni agroalimentari certificate, le reti e i consorzi di imprese, le organizzazioni professionali agricole, sindacali e le associazioni di rappresentanza della cooperazione del territorio di riferimento e i soggetti pubblici.