Migliorano intanto le condizioni dei genitori e del fratellino della bimba, mentre il dolore attanaglia le famiglie coinvolte
Sarà necessario attendere ancora per poter dare l’ultimo saluto ad Amalia Meo, la neonata di 10 mesi rimasta vittima dell’incidente avvenuto sulla statale Trignina domenica scorsa insieme ad Alessio Amicone, 43 anni, ristoratore di Schiavi d’Abruzzo. Nei prossimi giorni, infatti, la procura di Vasto affiderà l’incarico per l’esame autoptico sui due corpi, che al momento si trovano nell’obitorio dell’ospedale clinicizzato di Chieti a disposizione dell’autorità giudiziaria e che dopo l’autopsia verranno restituiti alle famiglie per permettere loro di organizzarne le esequie.
Nel frattempo restano in ospedale il padre della bimba, Marco Meo, 41enne di Fresagrandinaria, e il fratellino Manuel, 4 anni, ricoverati rispettivamente a Chieti e Pescara: nonostante in un primo momento le condizioni dell’uomo avessero creato apprensione, il peggio è passato e il loro stato di salute migliora, anche se la prognosi resta riservata. Si trova invece nel reparto di chirurgia dell’ospedale San Pio da Pietrelcina di Vasto la madre, Anica Lucia Talia, 36enne originaria di Tufillo: anche lei è fuori pericolo, ma dovrà essere sottoposta a un intervento per ricomporre delle fratture causate dall’incidente.
Le famiglie di Marco e Anica si sono strette a loro in questo tragico momento in cui la perdita della loro neonata si somma alla preoccupazione per Manuel, il primogenito. E momenti terribili sta vivendo anche la famiglia di Alessio Amicone, l’altra vittima dell’incidente, che proprio oggi, 31 ottobre, avrebbe compiuto 43 anni. A piangerlo sono in particolar modo la compagna Cinzia e il fratello Roberto. Proprio a quest’ultimo, nel mese di febbraio scorso, Alessio aveva salvato la vita telefonando da Roma ai soccorsi per farli intervenire nell’abitazione del fratello che era stato vittima di uno svenimento mentre parlava con lui al telefono: in seguito si è scoperto che l’uomo avrebbe potuto perdere la vita in seguito a un’intossicazione da monossido di carbonio causata da una fuga di gas dell’impianto di riscaldamento.
Due famiglie distrutte, così come ancora sotto shock sono le tre comunità a loro legate: Fresagrandinaria, Schiavi d’Abruzzo e Tufillo, che ancora non riescono ad accettare altre due morti su quella maledetta statale, la Trignina, che negli anni si è guadagnata la terribile e temibile nomea di “strada killer”.